di Ivano Peron
Ogni mattino nello spogliatoio del cimitero, i due coordinatori ripartivano gli incarichi del giorno in due squadre miste tra operatori di ruolo e quelli come me provvisori.
Avevo iniziato a lavorare ad ottobre, il mese che precede la commemorazione dei defunti, quando una grande affluenza di persone puntualmente si riversa nei cimiteri per ripulire le tombe dei propri cari e sostituire i fiori appassiti o sbiaditi di plastica con mazzi nuovi o bellissimi vasi di crisantemi bianchi, gialli, rossi e viola.
Avevo iniziato a lavorare ad ottobre, il mese che precede la commemorazione dei defunti, quando una grande affluenza di persone puntualmente si riversa nei cimiteri per ripulire le tombe dei propri cari e sostituire i fiori appassiti o sbiaditi di plastica con mazzi nuovi o bellissimi vasi di crisantemi bianchi, gialli, rossi e viola.
In quei giorni ci si dedicava oltre alle ordinarie sepolture, anche allo svuotamento frequente dei cesti per la raccolta differenziata dei rifiuti al cimitero che a quel tempo era appena iniziata.
Si doveva rovistare tra i rifiuti gettati indistintamente per separare i fiori dalla carta e dalla plastica, ciò comportava considerando il notevole numero di cesti da svuotare, un dispendio di tempo non indifferente.
Inoltre bisognava sistemare aiuole e viali per il decoro floreale e ripulire i portici, dei quali ricordo le energiche spazzate soprattutto nelle giornate di pioggia, e la lucidatura della cancellata della tomba del grande architetto che fu Andrea Palladio.
Egli fu cappellano del Cimitero di Vicenza per quasi sessant'anni e nel 2002, quando morì, venne tumulato nella 'cappella del suffragio' adiacente la chiesa.
Ben oltre mezzo secolo di servizio continuo nell'officiare le sante messe, nell'accogliere le salme ed accompagnarle nell'ultima dimora.
Lo ricorda chi l'ha ben conosciuto, come dedito alla preghiera e all'accoglienza sempre pronto ad ascoltare, a consigliare, ad assolvere e a celebrare.
Fede limpida e fervente nel Cristo Risorto che realizza nel sacrificio, nell'umiltà, nel silenzio, nel sorriso, pur essendo nel luogo del pianto.
Personalmente ebbi modo di incontrare P. Caron pìù volte quando mi recavo in visita al Monumentale anche per recitare un requiem aeternam a mio nonno materno che era tumulato nel cimitero giardino.
Fisicamente minuto, indossava il tipico saio da frate con il quale si aggirava tra i portici e i viali del cimitero dispensando preghiere per i defunti in tutta umiltà e con rispettoso silenzio ...era per me una figura davvero suggestiva.
La sua voce flebile accentuava la modestia del suo intero essere, tuttavia quando per sua richiesta fui chiamato con un altro collega a rimettere in ordine le sedie della chiesa preparandole per la celebrazione successiva, egli mostrava un inedito tratto del suo carattere.
Nel farci disporre le sedie seguendo scrupolosamente il disegno della pavimentazione, sapeva usare toni
autoritari, pretenziosi, in altre parole, guai ad uscire dall'allineamento di mezzo centimetro!!
Ironia a parte, credo in tutta sincerità che la figura di P. Costanzo Caron manchi a molti visitatori del Cimitero Maggiore di Vicenza.