29 aprile 2019

IL CAPPELLANO DEL CIMITERO

di Ivano Peron 

Ogni mattino nello spogliatoio del cimitero, i due coordinatori ripartivano gli incarichi del giorno in due squadre miste tra operatori di ruolo e quelli come me provvisori.

Avevo iniziato a lavorare ad ottobre, il mese che precede la commemorazione dei defunti, quando una grande affluenza di persone puntualmente si riversa nei cimiteri per ripulire le tombe dei propri cari e sostituire i fiori appassiti o sbiaditi di plastica con mazzi nuovi o bellissimi vasi di crisantemi  bianchi, gialli, rossi e viola.

In quei giorni ci si dedicava oltre alle ordinarie sepolture, anche allo svuotamento frequente dei cesti per la raccolta differenziata dei rifiuti al cimitero che a quel tempo era appena iniziata.

Si doveva rovistare tra i rifiuti gettati indistintamente per separare i fiori dalla carta e dalla plastica, ciò comportava considerando il notevole numero di cesti da svuotare, un dispendio di tempo non indifferente.

Inoltre bisognava sistemare aiuole e viali per il decoro floreale e ripulire i portici, dei quali ricordo le energiche spazzate soprattutto nelle giornate di pioggia, e la lucidatura della cancellata della tomba del grande architetto che fu Andrea Palladio.

A questi lavori si aggiungeva un altro, più sbrigativo invece, per la chiesa del cimitero sotto la supervisione del cappellano frate minore P. Costanzo Caron.

Egli fu cappellano del Cimitero di Vicenza per quasi sessant'anni e nel 2002, quando morì, venne tumulato nella 'cappella del suffragio' adiacente la chiesa.


Ben oltre mezzo secolo di servizio continuo nell'officiare le sante messe, nell'accogliere le salme ed accompagnarle nell'ultima dimora.

Lo ricorda chi l'ha ben conosciuto, come dedito alla preghiera e all'accoglienza sempre pronto ad ascoltare, a consigliare, ad assolvere e a celebrare.

Fede limpida e fervente nel Cristo Risorto che realizza nel sacrificio, nell'umiltà, nel silenzio, nel sorriso, pur essendo nel luogo del pianto.

Personalmente ebbi modo di incontrare P. Caron pìù volte quando mi recavo in visita al Monumentale anche per recitare un requiem aeternam a mio nonno materno che era tumulato nel cimitero giardino. 

Fisicamente minuto, indossava il tipico saio da frate con il quale si aggirava tra i portici e i viali del cimitero dispensando preghiere per i defunti in tutta umiltà e con rispettoso silenzio ...era per me una figura davvero suggestiva.




La sua voce flebile accentuava la modestia del suo intero essere, tuttavia quando per sua richiesta fui chiamato con un altro collega a rimettere in ordine le sedie della chiesa preparandole per la celebrazione successiva, egli mostrava un inedito tratto del suo carattere.

Nel farci disporre le sedie seguendo scrupolosamente il disegno della pavimentazione, sapeva usare toni
autoritari, pretenziosi, in altre parole, guai ad uscire dall'allineamento di mezzo centimetro!!




Ironia a parte, credo in tutta sincerità che la figura di P. Costanzo Caron manchi a molti visitatori del Cimitero Maggiore di Vicenza.

20 aprile 2019

I PRIMI GIORNI

di Ivano Peron 

La mia ambizione di lavorare al camposanto si era concretizzata, o perlomeno, trattandosi di contratto a tempo determinato, tre mesi erano assicurati per me e per altri cinque nuovi operatori.

I miei primi giorni furono di ambientazione, scoperte, nuove conoscenze, anche se la mia grande attrazione per i cimiteri come luoghi di pace e riflessione mi portava spesso a visitarli.

Nel camminare lungo silenziosi viali di cipressi che sembrano dita indicare il cielo, mi pervade una sensazione di profonda calma ed elevazione interiore.

Tutt'oggi amo sostare e meditare ai piedi di monumenti e di vecchie lapidi inclinate e annerite dal tempo, che raccontano a volte con brevi dediche una vita. 





L' area di lavoro comunque non si limitava al già vasto Cimitero Maggiore, ma comprendeva anche i sei cimiteri suburbani di Casale, Settecà, Bertesina, Longara, Polegge, Maddalene e l'Acattolico.

Il turno di lavoro atipico dal lunedì al venerdi, dalle ore 7.00 alle ore 12.50, comprendeva due rientri pomeridiani settimanali che mi permettevano di avere pure del tempo libero.

Il personale di ruolo era costituito da due coordinatori e da dodici operatori ai quali in base all'età, spesso erano assegnate mansioni diverse... in altre parole l'essere più anziani degli altri significava indossare più facilmente la divisa che non la tuta da lavoro.

Infatti fino al passaggio gestionale dei cimiteri alle A.M.C.P.S. avvenuto nel gennaio del 2000, il Comune di Vicenza oltre alle sepolture, esumazioni, cremazioni e alle varie manutenzioni, s'incaricava anche dei trasporti funebri con propri mezzi e personale.




Ero così entusiasta di poter conoscere i nuovi colleghi con il loro bagaglio di esperienze ed imparare bene ogni dettaglio del nuovo lavoro, che mi resi conto solo dopo alcune settimane dell'atmosfera d'insoddisfazione generale che aleggiava nell'ambiente.





08 aprile 2019

LA PROVA


Accolta la domanda di lavoro, mi comunicarono pochi giorni dopo la data della prova pratica al Cimitero Maggiore e pur non sapendo con certezza cosa mi aspettasse, mi fidai del mio intuito che mi suggerì uno scavo.

A tal riguardo, da ragazzino avevo già vissuto esperienze significative, quando per diletto cercavo frammenti d'ossa di animali vissuti in epoche remote scavando e setacciando il terreno all'interno di alcune grotte sui Colli Berici.

Comunque per farmi trovare adeguatamente preparato alla prova, andai tutti i giorni in un appezzamento di terreno di proprietà di uno zio, nelle vicinanze di casa, nel quale mio padre coltivava qualche ortaggio, e lì scavai con tanta determinazione e altrettanto sudore una sorta di trincea lunga alcuni metri.




L'insolito scavo a poca distanza da pomodori e zucchine, attirò l'attenzione di una vicina, la quale ahimè curiosissima, non si astenne dal chiedere al sottoscritto cosa dovessi mai piantare......risposta imbarazzante!!!

Venne quindi il fatidico giorno e con altre undici persone selezionate tra cui un amico, mi presentai davanti ad una commissione di tecnici del comune. 

La prova si svolse in un ex campo d'inumazione del cimitero giardino dov'era stata sepolta anche la mia bisnonna materna e nel quale erano state da poco rimosse le tombe ed esumate le relative salme. 

La prova consisteva effettivamente nello scavo manuale di una fossa con una tempistica a disposizione di circa venti minuti con attrezzi classici e delle assi in legno come strumenti di misura. 




Sotto lo sguardo attento della commissione, iniziai a scavare di gran carriera disposto come tutti orizzontalmente uno a fianco dell'altro, separati solo dallo spazio necessario per ammucchiare la terra.

Rallentai solo un attimo mentre vidi una scena che aveva del comico, ovvero quando badilate di terra volavano da uno scavo all'altro seguite da una sfilza d'imprecazioni tra due contendenti che si ritrovavano evidentemente sempre al punto di partenza!!

Tra gli aspiranti operatori cimiteriali figuravano ex orafi, infermieri, meccanici, camerieri....non a caso quindi se ciò che doveva essere una prova di lavoro, pareva piuttosto una competizione tra improvvisati ortolani della domenica!!

Anch'io del resto non potevo vantare precedenti lavorativi cimiteriali, ma spinto per la prima volta da un forte, autentico desiderio, da un unico obbiettivo, e allenato com'ero nei giorni che precedettero la prova, non ebbi alcuna difficoltà a superarla.









01 aprile 2019

L' ASPIRANTE OPERATORE CIMITERIALE

di Ivano Peron 

Il ricordo di quella che poi sarebbe stata la mia prima esperienza lavorativa cimiteriale mi riporta ad un mattino d'inizio autunno del 1997, quando mi trovavo all'ufficio di collocamento del lavoro per la selezione di alcuni posti a tempo determinato presso il Cimitero Maggiore di Vicenza.

Mi precedeva una lunga, inaspettata fila di aspiranti operatori cimiteriali, ma se l'attesa non mi pesava perchè tenevo moltissimo a quel lavoro, tuttavia devo ammettere che il dover competere tra tanti mi turbava un pochino.

Lo stesso incaricato dell'ufficio, perplesso per la massa presentatasi, ad alta voce specificò le competenze dei futuri operatori con l'intento di far desistere coloro che speravano forse di accaparrarsi un posto di lavoro apparentemente poco impegnativo, oltre che temporaneo.

Tra le competenze spiccava il termine 'esumare' che provocò al pari di un coprifuoco, l'improvviso sfoltimento della fila.

Sorpreso, ma contento, mi ritrovai in pochi minuti, preceduto solo da pochi temerari, davanti allo sportello.

Sono sempre stato attratto dai cimiteri che sentivo già di amare quel lavoro ancora prima di farne esperienza diretta, pertanto non esitai giunto il mio turno, a ribadire il mio sincero interessamento nonostante i possibili disagi.

Questo doveva essere il mio lavoro e questo fu!