02 novembre 2019

IL CIMITERO DI MERNA

di Ivano Peron 

Talvolta le vicende legate ad un cimitero sono così singolari da sembrare inverosimili ed il Cimitero di Merna, in territorio sloveno, ne è un esempio.

Si tratta di un piccolo cimitero che trovandosi per molti decenni in zona di conflitti è stato il cimitero di più popoli. 

Il confine è l'oggetto che ha reso questo cimitero di particolare interesse storico, tanto da realizzarne un piccolo museo in un locale all'ingresso del camposanto stesso.

Questo non è solo il classico luogo della memoria dei defunti, ma anche testimonianza della stupidità dei vivi purtroppo.

Entrando ci si accorge immediatamente di una linea rosa che attraversa diagonalmente il terreno del cimitero.

La diagonale è composta da una successione di mattonelle che reca ognuna due date significative (1947-1974) e la scritta 'Spomni se name' (ricordati di me), quest'ultima presente anche sulla mura esterna del cimitero a lato del cancello d'ingresso.

Queste mattonelle rappresentano il vecchio confine che per trent'anni, costrinse molti famigliari dei defunti quì sepolti, a non poter più accedere alle tombe dei propri cari.

Con il Trattato di Parigi, gli angloamericani tracciarono infatti il confine incuranti delle sepolture, con calce bianca e successivamente con filo spinato, dividendo di fatto in due il cimitero tra Jugoslavia e Italia.




Avendo visto con i miei occhi il confine simbolico di oggi posto a testimonianza, ho cercato di immedesimarmi in quelle persone alle quali oltre ad essere stata negata per tanti anni la possibilità di poter porgere un saluto, una preghiera, un fiore ai loro defunti, si sono ritrovati con le tombe  impietosamente attraversate da filo spinato!

Il Trattato di Osimo nel 1975 ristabilì finalmente ordine e giustizia, ma possiamo provare soltanto indignazione per coloro che decisero di tracciare un così assurdo confine (oggi posto appena fuori dal cimitero) privando del rispetto e della dignità tanto i vivi quanto i morti.