di Ivano Peron
Cambiare comune significava lasciare i luoghi della mia formazione lavorativa a cui ero già affezionato.
Significava anche lasciare i colleghi 'maestri' che mi avevano insegnato e supportato e con i quali mi ero ben integrato durante la mia breve, ma intensa militanza a Vicenza.
A volte però, quando ci si trova di fronte ad una scelta, bisogna saper rinunciare e relegare a ricordi, seppur per me immortali, le belle esperienze vissute, ma anche essere determinati a viverne altre, in luoghi e con persone diverse.
Nella nuova più piccola realtà di
Monticello infatti, con una media annua di circa sessanta sepolture, la mole di lavoro è assai inferiore, anche per quanto riguarda la pulizia e la manutenzione stessa dei tre cimiteri presenti sul territorio di cui uno, quello della frazione di Vigardolo, è costituito dopo le esumazioni del vecchio e unico campo nel 2003, soltanto da
un'unico blocco loculi e sette tombe di famiglia interrate.
A Vicenza infatti, dove avevo fatto gavetta, le sepolture quotidiane rendevano il lavoro un po stile fabbrica, 'via uno, sotto un altro', anche se io mi dissociavo da tale pensiero non solo per non mancare di rispetto ai defunti, ma anche per la gratitudine che provavo nel poter rendere il mio umile servizio in un luogo a me tanto caro.
Inoltre a Monticello Conte Otto, in veste di necroforo comunale mi distinguevo dagli altri colleghi ognuno dei quali ricopriva altre specifiche mansioni, anche se di fatto si collaborava insieme quando il lavoro lo richiedeva.
Avevo fatto del regolamento di polizia mortuaria e delle circolari in materia, non solo un' irrinunciabile lettura quotidiana, ma anche motivo di approfondimento personale e nel frattempo acquisivo la fiducia e una certa indipendenza organizzativa nella gestione delle operazioni anche da parte dei miei responsabili.
Applicare le normative non m'impediva comunque di preferire e usare il buon senso a discapito della ferrea burocrazia, a volte più di ostacolo che d'aiuto nelle azioni concrete.
Ciò che fece davvero la differenza per me fu socializzare con i famigliari dei defunti, perchè potevo, attraverso la sensibilità e la disponibilità, rendermi ancora più utile lasciando emergere quel lato umano che il lavoro stesso richiederebbe.