18 giugno 2019

UNA DECISIONE SOFFERTA

di Ivano Peron 

Il mio contratto a tempo determinato era in scadenza e questa mia prima breve, ma intensa esperienza, non era servita soltanto ad iniziarmi al lavoro cimiteriale, ma anche a confermarne il mio interesse.

Ho scelto di raccontare fin quì nei dettagli solo quelli che ho ritenuto essere i momenti più significativi di quei primi tre mesi, ma i ricordi 'minori' rimasti impressi nella memoria sono davvero tanti, come ad esempio quello di una ragazza orientale che presenziava tutti i giorni alle sepolture destando in noi operatori una certa perplessità.

Non poteva essere parente o conoscente di tutti coloro che ogni giorno seppellivamo, quindi gli si chiese il motivo della sua quotidiana presenza e lei rispose che doveva partecipare a un certo numero di funerali per ricevere una sorta di indulgenza o grazia!

La primissima cosa invece rimasta impressa risale al primo giorno di lavoro, dopo essermi presentato ed aver indossato la tuta da lavoro.

Seguii i colleghi di ruolo verso la rimessa dei mezzi sottostante alcuni loculi del cimitero giardino, quando uno di loro scendendo la rampa, spiegò a me e agli altri nuovi operatori che l'odore che stavamo per percepire e che probabilmente avremo percepito tutte le mattine scendendo nella rimessa, proveniva da infiltrazioni sulle pareti.




Era lo sgradevolissimo odore dei gas e dei liquidi cadaverici che fuoriescono dalle bare, un odore così intenso che una volta percepito ti porti dentro per diverse ore, spesso anche per un'intera giornata.

Ma ho un ricordo ancora vivo anche di un momento gradito quando mi recai assieme ad un altro collega con il carro funebre all'Istituto di suore in città, per effettuare il trasporto di una sorella defunta al Cimitero Maggiore.

Prima di salire nella cappellina per prelevare il feretro, ci attendevano infatti caffè caldo e biscotti ed il collega mi confidò che era un rito fisso quello del caffè, ogni volta che mancava una suora........insomma, prima il piacere poi il dovere!

Ci furono attimi di forte apprensione invece un giorno assieme all'amico Devis a bordo del malridotto furgone comunale che usavamo per i servizi cimiteriali.

Dovevamo trasportare dal cimitero di Longara, al crematorio del Cimitero Maggiore, i resti mortali non mineralizzati di parecchie salme in grezze casse di legno rettangolari.

Le ceneri dei resti poi sarebbero state riportate al cimitero di provenienza per essere depositate nell'ossario comune che in assenza del cinerario comune ha doppia funzione.

Transitare in un sottopasso con un carico saturo di resti mortali contenuti in semplici casse appoggiate una sopra l'altra e ricordarsi al momento della salita che le ante del portellone posteriore erano solo appoggiate perchè la chiusura era danneggiata, beh...è un'esperienza da evitare sicuramente!

Non nego di aver provato una certa apprensione anche pochi giorni prima della scadenza del mio contratto perché non avevo certezze di un rinnovo, ma alla fine l'impegno fu premiato.

Rimaneva comunque l'incertezza per il futuro trattandosi di contratto a termine e da lì a poco mi ritrovai di fronte ad una difficile scelta.

Alcune settimane dopo che mi fu rinnovato il contratto per altri tre mesi, venni a conoscenza di un concorso a tempo indeterminato per un posto di necroforo/stradino nel limitrofo comune di Monticello Conte Otto.




Mi mobilitai subito per chiedere ai miei coordinatori e successivamente al geometra comunale preposto ai servizi cimiteriali di Vicenza, se un giorno avrei potuto passare ad un contratto a tempo indeterminato anche lì, dove avevo fatto gavetta con tanto entusiasmo e ancora stavo lavorando, ma non dipendeva da loro.

Una delle cause dell'insoddisfazione che regnava tra i colleghi infatti, era dovuta all'insicurezza sull'inquadramento sul lavoro per il probabile passaggio alle aziende municipalizzate.

Quest'ultimo fu il motivo per il quale nessuno poteva darmi garanzie, nonostante fu apprezzato il mio operato e la mia dedizione al lavoro, e così seppur a malincuore lasciai Vicenza dopo quattro mesi per prestare servizio nel più modesto comune di Monticello Conte Otto.




01 giugno 2019

LA BARA BIANCA


Nonostante la sensibilità possa variare da persona a persona, l'esser circondati nel lavoro quotidianamente da persone fortemente addolorate per la perdita di un proprio caro, non può lasciare un operatore cimiteriale indifferente.

Per evitare di assorbire questi continui stati d'animo negativi, i colleghi mi facevano allontanare sempre di qualche metro dal corteo almeno per il tempo in cui il sacerdote recitava le preghiere di rito che si concludono con un'ultima benedizione al defunto prima di procedere alla sepoltura.

Chi svolge questo lavoro comunque, deve sapersi controllare emotivamente, anche in situazioni particolarmente delicate come durante le operazioni di esumazione o estumulazione presenziate dai famigliari della salma.

Al disagio fisico del particolare lavoro manuale infatti, si aggiunge pure la componente emotiva dell'operatore che può gravare quando i parenti presenti alle operazioni raccontano in lacrime il patire del loro caro in vita o il grande vuoto che ha lasciato con la sua improvvisa dipartita da questo mondo.

Per i famigliari è un po come rivivere il giorno del funerale anche se possono essere trascorsi venti, trenta o piu anni... è inevitabile che riaffiorino i dolorosi ricordi del giorno dell'addio.

In uno dei cimiteri suburbani di Vicenza, dove tra l'altro riposano tutt'ora gran parte dei miei parenti paterni, al fine di recuperare il terreno per nuove inumazioni di salme, erano state programmate per il mese di dicembre ottanta esumazioni dai quattro campi che si trovavano all'ingresso principale.




Prima di effettuare le operazioni di esumazione delle salme bisognava disallacciare le lampade votive, rimuovere le fotoceramiche, i vasi, i lumi e quant'altro vi fosse sulle tombe, demolire e rimuovere le lapidi, delimitare i campi in esumazione con apposita rete da cantiere.

Il tempo non era dei migliori e le giornate alternate di pioggia e neve rendevano il terreno circostante fangoso e quindi difficoltoso da calpestare.

Un collega di esperienza, con l'escavatore procedeva allo scavo inizialmente delle fosse di salme delle quali poi dovevamo raccogliere e deporne i resti mortali nell'ossario comune del cimitero per disinteresse o irreperibilità dei famigliari.

Successivamente vennero esumate le salme per le quali era stata fatta preventiva richiesta della famiglia di raccoglierne i resti in cassettina per essere tumulati in celletta ossario o altro tumulo.

In quel periodo un signore capitava tutti i giorni al cimitero avvicinandosi agli scavi per curiosare nonostante la recinzione delimitasse l'area ed il mio collega lo invitasse ripetutamente e cortesemente di allontanarsi.

Quest'uomo di circa sessant'anni o poco meno però, incurante delle parole, continuava a sbirciare imperterrito fintanto che il collega addetto allo scavo un giorno si stancò di parlare a vuoto ed essere cortese con lui, e dopo aver arrestato l'escavatore, lo intimò ad andarsene immediatamente e non tornare più.

Noi che dovevamo lavorare in condizioni piuttosto critiche per la pioggia, il fango e la difficoltà di esumare salme spesso indecomposte, eravamo infastiditi da questa persona che non dimostava alcun rispetto delle regole e del nostro operato.

Da solo arrivavo ad esumare fino a sette salme al giorno, ma iniziavo a sentirne il peso quando la mattinata giungeva al termine.

L'ultimo giorno mi capitò di vivere l esperienza più forte che mi fosse mai capitata prima....dovevo esumare l unico bambino (9 anni), che era stato sepolto in quei quattro campi.

Per la particolarità del caso, sentivo in quel momento la gravosa responsabilità di quell'incarico, ma non rifiutai.

Speravo solo di essere all'altezza della situazione perchè dovevo trattenere la mia emotività e usare la massima delicatezza possibile al momento della raccolta dei poveri resti del bambino alla presenza dei genitori.

Quando il collega con l'escavatore smise di scavare, scesi nella fossa con un nodo alla gola per togliere il coperchio dalla bara bianca.

Spesso a causa del terreno argilloso, le casse erano sommerse nell'acqua ristagnante e quella del bambino non fece eccezione.




Alzai la testa in direzione della famiglia e mi accorsi che c'era quel signore che tutti i giorni si era recato al cimitero rallentando le nostre operazioni di scavo.

Aveva occhi lucidi e lacrime che gli scendevano copiose sulle guance mentre attendeva in silenzio che gli porgessi i resti del suo amatissimo bambino sulle sue mani avvolte da un velo bianco.

Fu doppiamente dura per me quando capii che il signore era il papà del bambino, ma il senso del dovere e la pietà per quell'uomo mi fecero trovare la forza per portare a termine il mio lavoro cercando alla cieca di recuperare nell'acqua torbida che ricopriva la cassa, le piccole ossa di quel bambino.

Tuttavia ancora non sapevo la cosa più straziante della storia......il padre portò un giorno il figlio a pescare con lui lungo le sponde di un fiume, ma gli cadde dentro annegando.

Dopo questa rivelazione mi fu tutto più chiaro e comprensibile perchè quel pover'uomo si fosse recato tutti i giorni al cimitero sordo agli inviti di allontanarsi dagli scavi.