di Ivano Peron
Nonostante all'epoca non avessi ancora compiuto ventiquattro anni, mi ritrovai orgogliosamente ad indossare in più di un'occasione la divisa che i colleghi più anziani indossavano per eseguire i trasporti funebri.
Le mie fantasticherie da ragazzo di viaggiare un giorno a bordo di un carro funebre, divennero così esperienze reali in contrasto decisamente con i sogni dei miei coetanei attratti da moto e auto sportive.
Al culmine del mio fantasticare, dopo aver realmente visionato un carro presso un'autodemolizioni, me ne immaginai uno d'epoca parcheggiato nel garage di casa con il quale poter circolare di tanto in tanto per le strade come fosse un autoveicolo qualsiasi.
Riflettevo sul numero di salme che i carri comunali avessero trasportato in tutti quegli anni prima del mio arrivo e ricordo chiaramente gli sguardi mesti, i segni della croce...percepivo tocchi scaramantici dei passanti alla vista del feretro ben visibile attraverso i lunghi vetri laterali del carro funebre.
In quei frangenti, ma anche quando al cimitero calavo la bara nella fossa, ero consapevole d'apparire agli occhi degli altri come quel personaggio un po' sinistro che l'operatore cimiteriale viene purtroppo spesso dipinto, e ciò che un giorno mi disse una signora, credo esprima bene il concetto: 'Lei è bravo, ma ...non mi è simpatico!'
Nessun commento:
Posta un commento